Zero è la nuova serie italiana di Netflix in onda da Mercoledì 21 Aprile che fa luce su ciò che nessuno vuole vedere.
Zero è la storia di un adolescente timido che ha il potere dell’invisibilità e deve imparare a controllarlo per difendere il suo quartiere, rinunciando ai suoi sogni artistici.
Tra ragazzi di strada, superpoteri, differenze culturali e tutta la scena musicale rap/trap contemporanea, Zero ci porta in un quartiere lontano dall’immagine di Milano che siamo abituati a vedere, rendendo protagonisti quelli che il mondo lo guardano dal basso.
Il tema costante di Zero è quello dell’emarginazione, del ritenersi invisibili, del sentirsi diversi ma che però risulta poco credibile, forse per mancanza di budget o forse perchè si ha troppa fretta nel preparare una serie con un fortissimo e importante messaggio di inclusione e diversità.
Come spesso accade con le serie o i film ispirati da libri, racconti etc.. anche nel caso di Zero, con il libro la serie ha davvero poco a che fare, ne riprende solo i nomi di alcuni dei protagonisti ma la storia è tutta un’altra cosa.
Se nelle pagine del romanzo veniamo catapultati subito in un vortice abbastanza stereotipato e ripetitivo su quanto sia difficile essere di colore e vivere emarginati, qui, nell’adattamento tv, il racconto si alleggerisce molto e si mischia a elementi di generi diversi, dal thriller fino al racconto di formazione.
In Zero veniamo immersi in un mondo che, con un susseguirsi di scontri di quartiere, differenze etniche, amicizie, amori e superpoteri ci fa vivere diverse emozioni, non tutte positive.
Nata da un’idea di Antonio Dikele Distefano, che si occupa anche della scrittura insieme a Menotti, Stefano Voltaggio, Massimo Vavassori, Carolina Cavalli e Lisandro Monaco.
La storia ci porta nel Barrio, quartiere povero da tempo sotto attacco dei vandali, luogo dove conosciamo da subito Omar (Giuseppe Dave Seke) che adora passare il proprio tempo seguendo la sua passione, armato di matita, un foglio sulla scrivania e il mondo che la sua mente alimenta ispirandosi ai fumetti che ama.
È proprio quel mondo immaginario il suo luogo ideale, perché nel quartiere dove lavora come rider per una pizzeria, pur incontrando ogni giorno tantissime persone, lui è invisibile. Nessuno lo vede in giro, e ci sono solo lui, i suoi fumetti e la famiglia, in un rapporto speciale che lo lega alla sorella Awa (Virginia Diop).
Presto però la situazione cambia, e tutto parte da una delle sue consegne, durante la quale incrocia il suo destino con quello di Anna (Beatrice Grannò). Tra i due scatta il colpo di fulmine, e Omar, che aveva intenzione di lasciare l’Italia per inseguire il suo sogno, inizia a cambiare prospettiva. (Maddai)
Nel frattempo, il quartiere continua a subire attacchi di ogni tipo, che per puro caso porteranno Omar ad incontrare quelli che diventeranno i suoi migliori amici, ovvero Inno ( Madior Fall), Momo (Richard Dylan Magon), Sara (Daniela Scattolin) e Sharif (Haroun Fall).
Omar scoprirà presto di non essere più invisibile agli occhi di altre persone, ma lo diventerà nel vero senso della parola. Inizialmente non tutto va come previsto, ma col passare degli episodi Omar capisce come sfruttare il suo potere e, soprattutto, intuisce quello che può fare per il suo quartiere.
Tutto sembra andare per il verso giusto, ma dietro il decadimento della zona si stagliano ombre che ben presto si riveleranno delle minacce concrete.
Fino a qui tutto bellissimo, l’idea della serie ha degli spunti molto interessanti se pensiamo che si parte dal vedere una Milano che gli stessi milanesi cercano di nascondere, arrivando a toccare tematiche come la classe sociale, l’integrazione e lo Ius Soli.
Zero cerca di unire i punti in un racconto che si sgretola già dopo qualche episodio.
Sin da subito, però, la serie mostra grandi crepe nella sceneggiatura: tutto succede in fretta, tutto corre troppo e si ha come la sensazione di perdersi qualcosa, come se mancassero dei passaggi fondamentali che avrebbero reso la vicenda più credibile.
Omar, ad esempio, scopre di avere il superpotere e nella scena successiva si cambia completamente pagina, come se non fosse successo nulla.
Anche sul fronte della recitazione, forse anche per i problemi di scrittura, le interpretazioni risultano spoglie, senza anima, passando da siparietti scolastici a momenti di leggerezza, ad altri spezzoni più drammatici che sollevano qualche dubbio recitativo.
La serie finisce anche male, nel senso che il tutto si conclude in modo poco soddisfacente senza fornire grandi risposte, ma crea qualche dubbio sulla scrittura di alcuni personaggi, che sembrano protagonisti di svolte un po’ troppo radicali.
Bellissima invece la colonna sonora e tutte le musiche presenti nella serie.
Il compositore delle musiche, ideate appositamente per Zero, è Yakamoto Kotzuga. Tra i brani principali presenti nella colonna sonora, l’inedito di Mahmood che ha anche accompagnato il trailer, dal titolo Zero, scritto dallo stesso Mahmood e la sua crew composta da Petrella e Faini e prodotto da Dardust, che chiude la serie e che farà parte del nuovo album di Mahmood, GhettOlimpo in uscita l’11 Giugno.
Inoltre, Mahmood ricopre l’importante ruolo di music supervisor dell’ultimo episodio, per il quale ha curato la selezione musicale. Nel primo episodio, è presente il brano Red Bull 64 Bars x Zero di Marracash prodotto da Marz, dal titolo “64 barre di Paura”, anche nel teaser di ZERO, attualmente disponibile in esclusiva su www.redbull.com/64bars.
Nella soundtrack completa di ZERO si alternano i brani di artisti del più moderno e attuale scenario musicale italiano, spaziando tra rap, urban, trap e R&B: Tha Supreme con Blun7 a Swishland, Emis Killa con Fuoco e Benzina, Bloody Vinyl, Slait, Tha Supreme feat. Mara Sattei e Coez con Altalene, Madame con Voce e Ginevra con Rajasthan.
Accanto ai successi nostrani anche uno sguardo al panorama internazionale con brani ricercati e multi-culturali, tra grandi classici e novità: Lil Wayne con Uproar, Alborosie con Cry, Amadou and Mariam feat. Manu Chao con Sénégal Fast Food, Nahaze con Behind e Ama Lou con Northside.
Sono sincero: avevo grandi aspettative su questa serie che però non sono state superate, ma resto fiducioso perchè l’idea di base è molto bella, la storia può ancora avere senso anche se siamo lontani dal dire: wow! Aspetterò la seconda stagione sperando mi faccia ricredere sulla prima.